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Noo Saro-Wiwa a Sassari

Il 6 giugno, alle ore 19, al Quod design in via Mercato 1, Sassari

Lìberos, la comunità dei lettori sardi, presenta IN CERCA DI TRANSWONDERLAND. Il mio viaggio in Nigeria (66th and 2nd) di Noo Saro-Wiwa con Sebastiano Virgilio Da bambina le vacanze in Nigeria erano l'incubo di Noo: estati fatte di caldo e zanzare, senza elettricità né acqua corrente. Per lei e i suoi fratelli, abituati alla frescura del Surrey - un paradiso traboccante di Twix, cartoni animati e alberi rigogliosi -, il villaggio d'origine era una sorta di "gulag tropicale". Poi nel 1995 suo padre, l'attivista Ken Saro-Wiwa, viene assassinato e tutto finisce. Niente più vacanze, niente più estati torride, un esilio volontario che dura molti anni, finché Noo decide di tornare per scrivere una guida sui generis. Prima tappa Lagos: traffico, bancarelle, okada che schizzano a velocità assassina, minibus stracolmi assediati da predicatori e venditori. E ancora l'asettica Abuja e l'arido Nord musulmano, i bronzi dell'antico Impero del Benin, le splendide statuette di Nok, i monoliti di Ikom e il parco dei divertimenti Transwonderland, con le sue giostre fatiscenti, specchio della decadenza di un paese minato dalla corruzione e dai conflitti interni. Nel corso del viaggio l'autrice si infuria, si rammarica, con sguardo occidentale critica e disapprova, ma la Nigeria è pur sempre la sua terra e i nigeriani il suo popolo. È il momento di riconciliarsi con loro e con il ricordo del padre. NOO SARO-WIWA, 39 anni, è figlia dell’attivista nigeriano Ken Saro-Wiwa, impiccato in una prigione di Port Harcourt per essersi schierato contro le multinazionali del petrolio. Cresciuta nel Surrey, ha frequentato il liceo a Brighton, poi il King’s College di Londra e ora fa la giornalista; il suo ritorno in Nigeria ha preso la forma di un diario di viaggio, un viaggio per certi versi alienante, nominato libro dell’anno del Sunday Times nel 2012 e inserito dal Guardian tra i dieci migliori libri sull’Africa. «Una guida alla brutalità e alla bellezza di una grande nazione dormiente» (The Observer).

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